La città olandese è abituata a sentire la nostra lingua, i suoi vicoli sono pieni di ristoranti italiani, persone che camminano cercando di capire chi sono, dove sono e cosa ci fanno in mezzo a tutti quei ponti e a così tanta acqua pensando:
“meno male che c’è tutto il resto, perché qui fa freddo, è umido…”.
Naturalmente tutto il resto sono le famose patatine fritte di Amsterdam.
Per fortuna però, il nostro paese non è rappresentato solo da chi raggiunge la città per dare sfogo agli istinti alimentari più primordiali condendo l’esperienza con erbe magiche e saporite dai nomi esotici, che solo lì, dicono, si possono trovare. L’Italia quando si parla di tecnologia, impresa e soprattutto di nautica è sempre in prima fila e il METS Trade è un occasione ghiotta per entrare in contatto con aziende, professionisti, ricercatori e tanti prodotti e materiali che anno dopo anno contribuiscono allo sviluppo tecnologico che troviamo a bordo delle barche.
Materiali innovativi per la costruzione e l’allestimento, soluzioni di natura meccanica, elettronica, idraulica, combinata per rendere sempre più sicuro andare per mare, insomma, il METS Trade è un momento importante per l’industria e lo sviluppo tecnologico degli oggetti naviganti.
Ma prima di parlare delle tante cose interessanti che ho visto ad Amsterdam in quest’occasione, vorrei soffermarmi ancora sulla presenza delle aziende italiane a questo evento internazionale che dura solo tre giorni, ma che se durasse il doppio sarebbe ancora in parte da esplorare.
Ben 304 aziende del Made in Italy erano presenti nei padiglioni del METS Trade al RAI di Amsterdam, tutte costantemente impegnate a dialogare con l’industria nautica internazionale e i tanti professionisti che vi ruotano intorno per mostrare i loro prodotti. Un bel risultato, perché ancora una volta questo permette di offrire a chi ancora non lo ha capito uno strumento di valutazione dell’importanza del comparto nautico in seno alle valutazioni sull’industria italiana nel suo insieme.
Su un pezzo che ho in mente di scrivere nei prossimi giorni affronterò il tema materiali, perché ad Amsterdam e non solo, ho avuto modo di confrontarmi con aziende specializzate proprio nello sviluppo di questi scoprendo soluzioni molto interessanti sia dal punto di vista meccanico sia per quanto riguarda la capacità sviluppata da alcuni di recuperare materiali “di scarto”, sebbene originariamente ad alto valore, contribuendo così all’aspetto ecologico. Ma come direbbe un collega di cui ho particolare stima tanto da farmi pensare che chiamarlo collega sia un po’ presuntuoso, Carlo Lucarelli, “ma questa è un’altra storia”.
In quest’occasione volevo solo soffermarmi sulla presenza massiccia di aziende italiane, senza fare inutili, a mio avviso, distinguo tra le associazioni cui appartengono portando il discorso ancora una volta su una capacità tutta italiana di dividersi anziché marciare compatti e cercare, come fanno altri, di proteggere la propria industria, che volenti o nolenti rimane una. Ma anche qui, è un’altra storia.
A volte mi chiedo se le famose patatine fritte di Amsterdam non potrebbero rappresentare un valido supporto per trovare una soluzione, magari tutti intorno a un tavolo, rilassati, dopo aver messo da parte questioni che sono solo “un’altra storia”. Se fossi certo che bastasse solo questo comprerei una friggitrice e prenoterei uno stand a uno dei saloni ai quali partecipano tutti senza distinzioni di appartenenza, certo, farlo a Genova mi piacerebbe perché è il salone di casa nostra, quello da cui il mondo intero si aspetta di vedere il Made in Italy esposto con maggiore cura e partecipazione. Non mi vergognerei di indossare un cappello da cuoco dell’ultima ora e di profumare di fritto se fossi certo di raggiungere una riconciliazione tra le parti. A dire il vero non mi vergognerei comunque, del resto credo che la crisi abbia insegnato a molti, sebbene non a tutti, che ciò che sembra un passo indietro spesso si traduce nell’unica opportunità di andare avanti.
A questo punto mi fermo e appena avrò modo e tempo di pubblicare un pezzo sui materiali affronterò il tema, al quale farà seguito anche qualche pezzo su cose che mi hanno incuriosito o mi sono semplicemente piaciute anche oltre le patatine fritte, calde e fumanti nel freddo umido dei vicoli tra i canali di Amsterdam.